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E se fosse l'ora delle banche di dio?

La salvaguardia di interessi e sviluppo delle popolazioni musulmane nel mondo

 

Il sistema finanziario islamico, inteso come il complesso delle strutture bancarie operanti nel rispetto delle norme dettate dal Corano, ha raggiunto una dimensione di estrema rilevanza strategica. Le ‘banche islamiche’ sono tradizionalmente presenti nel Medio Oriente e nei Paesi Arabi, dove il loro numero è in costante aumento.

Negli ultimi anni, tuttavia, anche in Europa e nella stessa Italia si è iniziato a parlare dell'esigenza di un sistema bancario osservante i dettami della legge islamica. Già oggi molti colossi bancari europei propongono ai clienti alcuni prodotti finanziari islamici. Esistono infatti da diverso tempo banche esclusivamente islamiche negli Stati Uniti e nel Regno Unito come per esempio Islamic Bank of Britain, the European Islamic Investment Bank, e Lariba Bank in California. Particolarmente rappresentativo di una realtà economica divenuta ormai strategica nell'ambito dell'economia mondiale è il conio degli “Indici islamici”: FTSE Global Islamic Index Series e Dow Jones Islamic Market Indexes (S. Masullo).

Il sistema di banche islamiche nasce e si sviluppa negli anni 70, quando viene istituita l'Organizzazione della Conferenza Islamica, un'organizzazione internazionale con una delegazione permanente presso le Nazioni Unite, che ha come finalità la salvaguardia degli interessi e lo sviluppo delle popolazioni musulmane nel mondo. Nel congresso del 1974 a Lahore (Pakistan), l’O.C.I. decise di fondare la BID, Banca Islamica di Sviluppo, con sede a Gedda (Arabia Saudita), come strumento per finanziare gli aiuti reciproci. Con l’espressione “banche islamiche” non si fa riferimento a tutti gli istituti di credito aventi sede nei paesi islamici, né a tutte le loro filiali operanti all’estero, ma solamente alle banche che scelgono di operare attenendosi alle prescrizioni della legge islamica (G. LIPPA).

Nel diritto islamico vige una disapprovazione di carattere generale nei confronti del prestito ad interesse. Il ribà è definito come “un vantaggio patrimoniale senza corrispettivo stipulato a favore di una delle due parti contraenti nello scambio di due prestazioni di natura pecuniaria” (J. Schacht). Si tratta di una disapprovazione presente nelle grandi religioni monoteistiche e che nell’islam è ancora oggi presente in modo rigido e fedele al suo dettato originario. In particolare per quello che concerne la proibizione del ribà, il Corano prevede che “... Dio ha permesso la compravendita e ha proibito il ribà” (Corano II, 275).

La necessità di adeguare il sistema finanziario islamico alle sempre più numerose transazioni commerciali ha indotto i giuristi islamici a compiere una cospicua opera di interpretazione al fine di trovare una via d’uscita al problema senza violare la sostanza del precetto religioso/norma. Nell'ambito della disciplina e dei principi posti alla base dell'istituzione delle banche islamiche vi è il comune ripudio etico/giuridico verso il generale disinteresse del creditore per le sorti del debitore. Il guadagno del creditore diviene illecito quando è slegato dal successo o meno dell'iniziativa del debitore. Da questo punto di vista, nonostante un ovvio scetticismo occidentale che potrebbe aprioristicamente indurre a non considerare adeguatamente la realtà delle banche islamiche, i principi sui quali si basano queste coraggiose iniziative economiche possono rappresentare con i dovuti accorgimenti e i dovuti adeguamenti alla tradizione degli ordinamenti giuridici occidentali un'alternativa o quantomeno un pensiero diverso su cui ragionare e sviluppare un discorso costruttivo utile.

Nella storia recente si possono rinvenire degli esempi di banche che si sono ispirate ai principi appena citati e che hanno riscosso un inaspettato e travolgente successo. Tra le diverse forse le più conosciute sono le c.d. banche dei poveri. Si tratta di istituti bancari che operano nel campo della microfinanza, ovvero nell'erogazione di servizi finanziari caratterizzati da importi unitari molto bassi a soggetti che il settore bancario tradizionale considera "non solvibili". Tra i primi istituti bancari di questo genere vi è la Grameen Bank fondata nel 1976 in Bangladesh da Muhammad Yunus, economista, ideatore e realizzatore del microcredito, vincitore del premio Nobel per la Pace 2006. La difficile situazione dell'economia mondiale testimonia che bisogna ridistribuire con maggiore equità sociale le risorse. Non tutelare i più poveri aiutandoli ad emanciparsi dal bisogno vorrebbe dire creare una società instabile posizionata sempre sull'orlo di un baratro. ...e se fosse l'ora di un'economia globalmente più attenta ai bisogni dei più deboli ? ...e se fosse l'ora delle banche di Dio ?

 

Leo Stilo

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